Il 18 ottobre alle ore 16.30 nel teatro dell’opera il prof.Nicola Gardini, docente di italiano all’ateneo di Oxford illustrerà il suo ultimo libro: “Viva il latino. Storia e bellezza di una lingua inutile” (Garzanti). Partecipa il Dott. Matteo Moraglia.
Il latino è il più vistoso monumento alla civiltà della parola umana e alla fede nelle possibilità del linguaggio.» A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In questo libro personale e appassionato, Nicola Gardini risponde che il latino è – molto semplicemente – lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l'amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell'uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un'opera come l'Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemmo al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Gardini ci trasmette un amore alimentato da una inesausta curiosità intellettuale, e ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Grazie a lui, anche senza alcuna conoscenza grammaticale potremo capire come questa lingua sia tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità con la forza che solo le cose inutili sanno meravigliosamente esprimere. ( dall’introduzione)
Nicola Gardini (1965) insegna Letteratura Italiana e comparata all'Università di Oxford. È autore della grammatica Alpha Test Latino. Con il romanzo Le parole perdute di Amelia Lynd ha vinto il premio Viareggio-Rèpaci 2012. La sua ultima raccolta di poesie è Tradurre è un bacio. Ha curato le edizioni di scrittori classici e moderni, tra cui Catullo, Marco Aurelio,